Dizionarietto di "politichese"

di Stefano Magni

Come è stato fatto il dizionario degli uomini e delle donne, così non è
stato fatto un dizionario per i politici, notoriamente una categoria a sé.
Vedo di farlo io:

sì = no

no = no

vedrò cosa posso fare per te = non me ne frega niente di uno sfigato come te

è interessante = non l'ho nemmeno visto/letto

ho un compito da affidarti = forse, se ne ho voglia vedrò di farti lavorare
gratis per me, ma non è detto che ti conceda questo onore

ciao carissimo = chi cazzo sei? vaffanculo!

si devono cercare convergenze parallele = li odio, ma sono più forti di noi
e quindi dobbiamo leccargli il culo

è un ottimo alleato = è uno stronzo e non vedo l'ora di liberarmene

la tua collaborazione è molto preziosa = grazie per avermi fatto tutto
questo lavoro gratis, ma adesso fuori dai coglioni che ho di meglio da fare

a me piacciono soprattutto le mamme coi bambini e mi piacerebbe lavorare
per il loro benessere = voglio avere milioni di voti da gente di cui non me
ne frega niente

purtroppo siamo costretti a considerare anche l'impiego delle nostre forze
armate, ma solo per il mantenimento della pace = dobbiamo leccare il culo
ai nostri alleati

sono un idealista = voglio che qualcuno mi scriva in modo semplice gli
ideali a cui dovrei credere per avere stipendio fisso e pensione da nababbo

è un pirla = è una persona onesta e sincera

è un ottimo politico = ha un pelo sullo stomaco più lungo della barba di
Osama bin Laden

IL BESTIARIO LIBERALE

Essi esistono. Sono pochi, affollano fondazioni e conferenze. Si lamentano perché nessuno da loro retta. Ciascuno di essi crede di essere l’unico al mondo.

Molti li chiamano liberali, ma alcuni di essi si offendono se si sentono definire così. Si dividono in molti clan che il più delle volte ignorano l’esistenza l’uno dell’altro e spesso sono ostili fra loro.

Vediamo insieme come riconoscere questa strana razza che vive fra noi, clan per clan.

Vetero-liberale

Li si riconosce perché portano degli abiti esageratamente formali anche in ambiente dove questi sono totalmente fuori luogo. Lo si riconosce, il più delle volte, anche dal suo dovere inderogabile di rimorchiare ragazze impiegando metodi arcaici, da corteggiamento dell’800. Se, su una spiaggia d’estate, o in una discoteca, vi capita di vedere una persona in doppiopetto che tenta di rimorchiare una tipa invitandola a teatro o a un ricevimento dove si pasteggerà a si converserà piacevolmente davanti a un caminetto: ecco quello è un vetero-liberale. Razza che si sente in via di estinzione, fino agli anni ’80 riempiva la burocrazia del PLI e rientrava in una nicchia dell’elite rampante di quegli anni. Oggi è una razza che si sente a proprio agio nella società contemporanea come un bradipo a terra.

Se molestato, il vetero-liberale tende a srotolare un suo piagnisteo caratteristico nel quale si lamenta il fatto di essere ormai un brontosauro in una società piena di gente che, falsamente, si definisce liberale e dove invece lui è rimasto l’unico liberale vero, l’unico che si nutre ancora della “cultura del dubbio” e della “laicità”. Se ben equipaggiato, può essere provvisto di un “dizionarietto” o di una “tavola sinottica” con l’aiuto dei quali spiegherà il significato delle parole che lui impiega e tenterà di capire quello che l’interlocutore gli dice.

Se incitato a parlare di politica, i suoi argomenti possono stupire tutti per la pacatezza con cui vengono esposti, per la cultura classica di cui vengono infarciti ad ogni frase e soprattutto per la loro struttura fatta in modo da cercare di accontentare tutti quelli che li ascoltano, indipendentemente dalla loro ideologia.

Il più delle volte il vetero-liberale è sposato, ma la moglie non si vede mai, né mai si vedrà. Non ha gusti artistici o li ha, ma sono troppo accademici per essere compresi dalla gente comune.

Libertario

E’ una razza etnicamente molto vicina a quella dei vetero-liberali. Li si riconosce da subito nella folla, perché sono perennemente vestiti fuori moda, in un modo che colpisce fortemente. Possono andare in giro per la città con bastoni da passeggio con pomello personalizzato, con strani cappelli demodé, con giacche di colori assurdi o semplicemente di un altro decennio. Se si radunano fra di loro, portano fieramente e visibilmente i simboli e i gadget della loro tribù, dalla maglietta di Rothbard alla spilla del fiocco blu.  Tuttavia li si vede poco in giro. Il più delle volte rimangono a casa loro o si mimetizzano in accademie, biblioteche e librerie, dove lavorano continuando a studiare le loro teorie e a pensare a metodi per poterle predicare alla massa.

Non sono animali socievoli. Single, nella maggior parte dei casi, non importa loro di frequentare altre persone che non siano i membri del loro stesso clan e anche questi sono frequentazioni occasionali. Non seguono nulla di ciò che caratterizza la società loro contemporanea, non guardano la televisione, a volte hanno paura delle automobili e non ascoltano musica. Qualche esemplare si degna di ascoltare jazz (classico) o easy listening

Il libertario è stranamente ottimista, si ritiene un appartenente a un piccolo e privilegiato clan nella società ed è convinto che un giorno non lontano tutti la penseranno da libertari. Se molestato risponde in modo ironico e spocchioso allo stesso tempo: ti spiega con ironia che non hai capito niente.  Nella maggior parte dei casi il libertario crede di essere veramente parte dell’unico gruppo detentore della verità e vede nella teoria libertaria, nella sintesi fra liberalismo e anarchia, una scoperta che supera di gran lunga la rivoluzione copernicana e la teoria della relatività, anche se pochi lo hanno già capito. E’ tendenzialmente mite e tollerante: aspetta semplicemente che tutti gli altri la pensino finalmente come lui. Quando parla di politica, esalta semplicemente tutto quello che gli altri ritengono condannabile (dalla monarchia assoluta alla vendita dei bambini da adottare) e cala dall’alto delle verità storiche che tutti gli altri ritengono semplicemente degli errori assodati, come il credere che Pearl Harbour sia un complotto americano.

Oggettivista

Gli oggettivisti sono una razza aliena che sta incominciando a invadere l’Italia. All’apparenza sembrano persone normali, con una vita normale, indistinguibili da qualunque altro medio borghese, con gusti artistici abbastanza raffinati e con una cultura medio-alta. In realtà pochi sanno che dietro un aspetto normale si cela un Talebano del liberalismo classico, sempre pronto a scattare in caso venga finalmente proclamata una jihad del liberalismo contro i finti liberali (tutti quelli che non sono oggettivisti) e contro tutti i nemici del liberalismo (tutti quelli che non sono liberali). Ci sono pochi metodi per scoprire con certezza la sua vera natura: discutere di politica, discutere di storia o andare nelle stanze più segrete della sua abitazione. Nel momento in cui un oggettivista riesce a parlare normalmente di politica, il suo spirito umoristico sparisce del tutto e lascia il posto a un’intransigenza morale che è incompatibile con qualsiasi forma di leggerezza o errore. Egli condannerà perennemente il suo governo perché quest’ultimo agisce troppo in politica economica e troppo poco in politica estera. Reagan, nella loro ottica, può apparire come uno statalista pacifista. Se molestato, può andare in berseker e scoprire la sua vera natura. Se prende in odio qualcuno, può addirittura puntargli contro il dito per la “condanna morale” che equivale ad una fatwa islamica: l’individuo odiato può anche scappare alle Barbados, ma se là incontra un oggettivista, quest’ultimo è obbligato moralmente a puntargli contro il dito e ricordargli che è moralmente indegno.

Se si discute di storia, l’oggettivista si scopre subito perché, nel parlare del passato, non mostra alcun senso di colpa per tutto ciò che è stato compiuto dall’Occidente, anche nel caso di episodi che gli altri ritengono un po’ violenti, come il colonialismo o la distruzione delle città tedesche e giapponesi.

Per scoprire con certezza la natura oggettivista di una persona apparentemente normale, bisogna frequentarlo assieme a un altro oggettivista o a casa sua. Il più delle volte parla con gli altri membri del suo clan con un linguaggio codificato in cui ogni parola ha il suo preciso significato. Nel segreto di casa sua custodisce gelosamente le reliquie e gli scritti della fondatrice dell’oggettivismo: Ayn Rand, adorata come l’unica vera divinità sulla terra.

Gli oggettivisti sono tendenzialmente sospettosi e guardinghi. Vedono con sospetto tutti coloro che si dichiarano loro amici e il più delle volte li allontanano o li condannano moralmente. La peggior offesa per un oggettivista è quella di essere scambiato per un libertario.

Radicale

Un radicale lo si riconosce subito: magro patibolare per gli scioperi della fame, vestito da alternativo (degli anni ’70), subito pronto a ingaggiare una discussione impegnata, sempre col sorriso sulle labbra. Quando parla sembra che sia stato investito del ruolo di salvatore del mondo.

Il radicale adora il suo gruppo, si sente estraneo e perseguitato dal resto della società, ma anche moralmente obbligato a non reagire alle provocazioni o alle persecuzioni altrui, a causa del suo dovere alla non-violenza ghandiana. Soprattutto adora il leader storico radicale, Pannella, dichiarandosi disposto a subire tutto da lui, anche le sorprese più mortali. Se Pannella si allea con il comunista che ha picchiato il radicale fino al giorno prima, lo stesso radicale lo accetta ed è convinto che Pannella lo faccia perché “è un birbante, ma si vede che ha in mente una strategia superiore di lungo periodo”. I discorsi del radicale storico si distinguono subito perché sono infarciti di ricordi di battaglie e dibattiti della Roma anni ’70, narrati con allusioni incomprensibili e incisi che, arrivando fino alla parentesi graffa, prendono il sopravvento sulla frase stessa. Il più delle volte impiegano il linguaggio del salotto alternativo, che è uno strano ibrido di estrema cultura ed estrema volgarità: non è un caso sentire un radicale infilare tranquillamente una bestemmia da scaricatore in un discorso filosofico. Tutto ciò che è bizzarro o condannato come riprovevole dalla società, dal terrorista non pentito al corrotto, è morbosamente difeso dal radicale. Quando un radicale sposa una battaglia persa o estremamente impopolare, allora raggiunge il massimo della gratificazione personale. Se compie un errore e ne subisce conseguenze disastrose, allora si compiace ancora di più di sé stesso.

I loro discorsi risultano a molti fumosi e inconcludenti. In realtà i radicali passano la maggior parte del loro tempo a tentare di convincersi che tutte le battaglie condotte da Pannella, tutti i miti continuamente proposti da Pannella, tutte le scelte politiche prese da Pannella in quarant’anni di mutamenti di rotta, tutte le ideologie a cui si richiama Pannella (cinque o sei ideologie differenti e incompatibili fra loro), siano in realtà parte di un unico disegno filosofico-politico superiore che è difficile da capire, ma che si può raggiungere come il Nirvana.

I radicali si mischiano poco con il resto della società e amano vivere in branco per la maggior parte del loro tempo. Spesso si sposano con altri radicali e producono figli radicali. Se hanno rapporti con un non radicale, tentano di convertirlo al radicalismo.

Rampant-liberal

Il rampant-liberal è una razza molto diffusa, soprattutto in Forza Italia, originaria degli atenei di economia e commercio o giurisprudenza. Il rampant-liberal si presenta con abiti vistosamente molto costosi (rolex in vista, giacca firmata, cravatta firmata, acconciatura firmata, lampada) accompagnato da ragazze altrettanto vistose: si tratta dell’unico clan di liberali agile nei suoi rapporti con l’altro sesso.

Non parla quasi mai di politica, ma nel momento in cui lo fa la sua espressione si fa cupa, nel parlarti di quasi tutti i problemi del mondo, ma poi diventa aulica nel momento in cui da la ricetta sicura per risolverli. Il più delle volte ti mette benevolmente, ma fastidiosamente, le mani sulle spalle quando parla e tende a baciare l’interlocutore. Fondamentalmente il rampant-liberal si sente impegnato in tutte le cause impegnate del mondo, purché siano in vista e rientrino rigidamente nei dogmi del politically correct: l’aiuto ai bambini di parti ignote dell’universo, la protesta contro la repressione israeliana, contro qualsiasi pregiudizio, contro le mine, contro la guerra, contro “tutti gli apatheid”, contro la pena di morte, contro l’AIDS, contro l’euroscetticismo e le farine animali. Tutte campagne che sostiene a parole, che si dichiara pronto ad appoggiare con la sua azione, ma che dimentica nel momento in cui deve uscire con una ragazza nuova la sera stessa. E’ piuttosto esperto nel suggerire soluzioni eque a tutti i problemi del mondo ed è un appassionato di qualsiasi big deal, di qualsiasi progetto faraonico che renda il mondo più bello, la giustizia più giusta e l’economia più economica. Solo che non si pone e non si vuole porre mai una domanda su come realizzare i suoi progetti e soprattutto con quali mezzi.

Si tratta di creature piuttosto socievoli, adatte alla conversazione, che adorano lavorare in un team dove realizzare i loro dream, adorano i cani e i bambini sorridenti e aspirano ad avere una famiglia da Mulino Bianco. Litigano poco, ma sono pronti a scandalizzarsi in modo molto vistoso e anche a piangere se qualcuno si mostra troppo grezzo o menefreghista nei confronti delle battaglie che loro sostengono. Guai a dir loro che non frega niente a nessuno dei bambini del sarkazziland! Tendenzialmente usano un linguaggio e un’espressività molto strane e non si capisce mai quello di cui sono veramente convinti o quello di cui fingono di essere convinti. Sono abilissimi nel raggiro e nel sotterfugio e quasi sempre quello che dicono non lo pensano veramente.

Stefano Magni

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