Il grande equivoco di questa Europa


di Ida Magli

L'aspetto più sconvolgente, ma anche più positivo, nelle reazioni esagitate dell'Unione europea alla vicenda austriaca, è la rivelazione della fine della sovranità degli Stati membri, fine che è stata volutamente tenuta nascosta agli occhi dell'opinione pubblica.

Questa è infatti l'Unione europea: la costruzione di un immenso impero, fatta a tavolino, in cui ci si è accordati, nel massimo di ogni possibile finzione, sul fatto che quindici Stati, giunti attraverso un lunghissimo processo storico alla propria libertà politica, ai propri confini, alla propria pacifica autonomia, fossero invece un unico Stato, governato comunisticamente all'unanimità. Si è supposto così, come per la moneta, che bastasse istituire uno pseudo parlamento comune (pseudo perché i suoi membri non vengono eletti unitariamente da tutti i cittadini) e un governo, chiamato di proposito «Commissione» al fine di non mettere nessuno sull'allarme, per far funzionare con un solo cuore e una sola volontà un aggregato sui generis, di tipo sacramentale.

Il nome di «Unione» è appunto un nome matrimoniale, essenza, sostanza, che vive in sé e per sé, categoria teologica, metafisica, sussistente in virtù in una volontà irrevocabile, sancita dal sacramento. La irrevocabilità dell'adesione all'Unione, scritta nei Trattati di Maastricht, è sufficiente a segnalare la sua fondazione non-politica, astorica (di solito si indica in 99 anni la validità di lunga durata di un trattato).

Tolto dall'ambito della consustanzialità teologica, il matrimonio europeo è privo di qualsiasi principio di realtà. Né si pensi che i suoi ideatori non ne fossero consapevoli. L'ideale dell'amore eterno è servito a spingere i popoli, mentre ognuno dei politici ha giocato per sé, per il proprio interesse, ritenendo di poter aggiustare le cose con astuzia distribuita nel tempo purché si formasse la convinzione primaria e indispensabile: gli Europei dell'Unione sono i buoni, i giusti, i solidali, i pacifici, abitanti del «Regno dei cieli sulla terra-Europa», e unici portatori della verità-valore dell'Uomo. Come tali, ovviamente, sono tenuti a imporre questa verità e a renderla vittoriosa ovunque. Non c'è che da trasporre l'inno trionfale: Christus vincit, Christus regnat in "Europa vincit, Europa regnat", per sapere su quale baratro stiamo camminando e a quali tragiche battaglie andremo incontro, di cui il Kosovo e l'Austria sono soltanto le prime tappe.

Quali che fossero le apparenze, i giocatori sono stati sempre tre: Francia, Inghilterra e Germania. Dato che il più forte era la Germania, appena fatta la moneta si è cominciato a coalizzarsi contro la Germania (dietro la reazione all'Austria, ovviamente c'è la Germania).

Leggiamo con gli occhi di oggi quanto diceva agli Europei Helmut Kohl soltanto cinque anni fa: «La Germania è il vostro destino... Soltanto se legherete la Germania come i Lillipuziani hanno legato Gulliver, vi sentirete al sicuro dalla sua forza... L'integrazione europea è una questione in cui si gioca il destino della Germania e di tutto il Vecchio Continente. «E' una questione di pace e di guerra nel ventunesimo secolo». (Discorso al Congresso dell'Unione cristiano-democratica del 15 ottobre 1995).

Probabilmente Kohl era l'unico a credere davvero che annullando le «differenze» di tutti gli Stati si potesse annullare anche la «differenza» della Germania, cancellare la memoria del suo passato. Ma farsi deboli per diventare forti non è mai stata una strategia vincente. Appena se ne è presentata la possibilità, Kohl è stato fatto fuori; la Germania non è più alla guida dell'Europa, e la violenza con la quale si sono mostrati i denti all'Austria ne è una delle più evidenti dimostrazioni.

Naturalmente non è il pericolo nazista, cui nessuno crede, a spingere contro Haider, ma il pericolo che si formi una incrinatura nella costruzione di quell'ideale predominio dell'Unione Europea sul resto del mondo che soltanto l'unanimità dei suoi componenti può assicurare.

Per gli Italiani, che ancora dormono nell'ipotizzata bontà di questi scopi, è ora di svegliarsi.

I litigi di partiti e partitini sono nulla: quello che conta è l'enorme truffa che è stata operata nei loro confronti nascondendo la perdita della sovranità in oscuri trattati, come se fossero materia di politica estera sulla quale gli italiani non hanno diritto di parola in base alla Costituzione.

Ma dell'Unione Europea nella Costituzione italiana non c'è neanche il nome. E di un potere sovranazionale neanche. L'Austria insegna: si sono poste le premesse di nuovi, terribili conflitti.

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