La guerra fra due mondi

di  Ida Magli

E' stato più volte detto che questa battaglia elettorale si è risolta in una specie di referendum pro o contro Berlusconi. E' indispensabile affermare invece con chiarezza che si è trattato di una battaglia gravissima, e per questo combattuta all'ultimo sangue, fra due visioni del mondo, le stesse che si fronteggiano in Italia da oltre un secolo e di cui si era visto uno scontro così duro e determinato soltanto nel 1948. Da una parte il primato del soggetto, dell'Io, unico e universale, della sua capacità e libertà di pensiero, della sua responsabilità personale nell'agire che, tanto più è rigorosa nel pretendere il massimo da se stesso, tanto più contribuisce al bene comune; dall'altra il primato della collettività, nella quale tutti debbono essere uguali, annullando qualsiasi differenza, cosa che può essere raggiunta soltanto con l'imposizione da parte dello Stato.

Si dirà che questi sono vecchi problemi e che il comunismo è morto da un pezzo. Ma non è così, e non può essere così perché il problema di come essere "giusti" verso tutti assilla la coscienza degli uomini, sia a destra che a sinistra, ed è sciocco pensare che si sia risolto con la caduta del Muro. E' successo, invece, che una volta tolto di mezzo il sistema politico sovietico, la sinistra ha potuto realizzare il proprio ideale nella sua forma più assoluta, come ha dimostrato in questi anni il governo. E' stato perseguito l'egualitarismo nella più tragica della distorsione logica: eliminando tutto quello che permette la formulazione del giudizio.

E' dunque un grossolano equivoco, dal quale Berlusconi per primo deve guardarsi, attribuire il consenso espresso dagli Italiani a Berlusconi come "persona". L'impressione che si è fatto da sé, che ha lavorato indefessamente per raggiungere i traguardi che esibisce con orgoglio, rappresenta in modo concreto, e perciò terribilmente riduttivo, quell'ideale di vera, unica libertà della quale gli Italiani sono stati privati. E' scesa su di noi, con gli anni del governo socialcomunista, una pesantissima coltre che ha nascosto, sotto al benessere, la mancanza della libertà di costruire "pensiero". E dunque, senza questa, qualsiasi libertà. E' la libertà che gli Italiani si aspettano, caro Berlusconi, anche se non era citata nel contratto; ed è al raggiungimento della libertà che hanno sacrificato qualsiasi altro scopo, qualsiasi altra idea politica, anche bella e giusta. Se ne ha la prova nel quasi totale azzeramento degli altri partiti, sia da una parte che dall'altra. Non se ne dolga la Lega. Non se ne dolgano Fini e Buttiglione. Pur di liberarsi della prigione senza sbarre dell'egualitarismo collettivo, gli Italiani hanno concentrato tutte le loro forze sull'unico partito capace di sbaragliare la sinistra.

Berlusconi ha detto nel suo discorso di ringraziamento che terrà conto dei suggerimenti di tutti. Siamo convinti della sua sincerità in questa promessa, ma forse per lui è più facile capire cosa si aspettano gli imprenditori che non gli intellettuali. Non saremo degli intellettuali organici: questa è la nostra prima promessa. Siamo convinti che è in buona parte colpa dei sudditi quando coloro che detengono il potere perdono il principio di realtà, circondati soltanto da omaggi. Vogliamo anche che ci si ricordi di quali sono le principali capacità degli Italiani: la produzione delle idee, di arte, di scienza, di letteratura, di musica, di "bellezza". Niente di tutto questo può nascere dall'egualitarismo; oggi ha bisogno che, oltre alla libertà, qualcuno proclami a voce alta e forte il primato del pensiero e non soltanto quello del reddito.

da "Il Giornale", sabato 19 Maggio 2001

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