"Macche' colpa del liberismo selvaggio: nello Stato USA un pateracchio
all'italiana"
TROVATO CHI HA SPENTO LA CALIFORNIA

di Alberto Mingardi

(da "Libero", 21 Gennaio 2001, p. 1 - 31).

La California è al buio, ma l'Italietta pullula di sapientoni pronti ad
illuminarci sul perché e il percome del black-out. Soprattutto i bravi
giornalisti del "Manifesto", che è il più bel quotidiano della sinistra, e
quindi forse il più bello in assoluto. Attenti: bello. Mica autorevole,
attendibile, preciso. Bello: anche la prima pagina dell'altro ieri,
"Spegnendo California", era un capolavoro a cavallo fra grafica e poesia.
Fra Picasso e i Dik Dik.
Il contenuto ve lo potete immaginare: in riferimento al buio pesto sceso
sulla terra di Baywatch, il "Manifausto" scrive che la "culla della new
economy" è costretta allo stato d'emergenza. Il governatore ammette: "non si
può lasciare l'energia elettrica ai capricci del mercato".
Di chi è la colpa? Troppo facile, delle liberalizzazioni (del mercato
dell'energia, appunto) ultimate "fra gli applausi" nel 1996.
Fosse solo il quotidiano più bombardato d'Italia a pensarla così, che
volete, ci metteremmo l'anima in pace. Il "Manifesto" è un giornale
comunista, e ne va fiero.
Quelli che invece la falce e il martello dovrebbero averli messi via da un
pezzo, sono i Soloni dell'informazione italiana. Più o meno tutti hanno
bazzicato in calzoni corti chi la "sezione"del Partito, chi la "cellula" di
questo o quel gruppo rivoluzionario (armato, s'intende), ma hanno poi fatto
pubblica ammenda e tutt'ora ci angustiano con le loro confessioni pentite.
Ma se il lupo cambia il pelo e non il vizio, il leninista non è da meno:
così, i grandi media hanno colto al volo l'occasione per mettere sul banco
degli imputati l'incauta "deregulation" californiana. Col solito contorno:
questo è quel che succede, ci hanno spiegato le signorine buonasera dei due
tiggì più visti del Paese, quando si fa la pazzia di dare in pasto al
mercato un qualcosa che riguarda il bene di tutti.
La Rai, potremmo dire, fa il suo gioco: se non si può privatizzare
l'elettricità, figurarsi se ci si deve azzardare a toccare la televisione
pubblica. Ma Mediaset non è da meno, e i suoi telespettatori berlusconiani
sono rimasti imbambolati davanti al teleschermo, per sentire peste e corna
degli "apprendisti stregoni" del liberismo selvaggio.
La cornice è anche abbastanza poetica: richiama i quadri di Pelizza da
Volpedo, il quarto stato che si mette in marcia, i proletari incazzati
pronti a travolgere il Capitale cattivo.
Peccato che quella californiana sia stata una liberalizzazione a metà, una
liberalizzazione all'italiana se preferite, insomma un pateracchio.
Stando a quanto scritto dalla CNN (che non è precisamente il bollettino del
Partito Repubblicano), la legge californiana è un "modello per gli altri
stati" perché (a) ha costretto le aziende a ridurre la propria capacità di
produrre elettricità in proprio, (b) ha proibito alle imprese di stipulare
contratti a lungo termine per quanto attiene le forniture, e (c) ha impedito
di alzare i prezzi prima del 2002.
Il "mercato" è per definizione quel luogo dove si contratta, quel posto in
cui si fissano i prezzi. Un grande economista, Ludwig von Mises, previde il
crollo del comunismo con settant'anni (settanta) di anticipo, proprio perché
aveva intuito che in un sistema collettivista era impossibile avere un
qualche cosa che stabilisse i prezzi. Per farla breve: una delle
caratteristiche principali del mercato è proprio questa qui. Il momento in
cui si incontrano domanda ed offerta, e si fa il prezzo.
In California, i prezzi sono stati calmierati, e pesantemente. Alla faccia
della "deregulation". Non solo: col pretesto di "assicurare la concorrenza"
(formula truffaldina che assomiglia un po' al "per proteggere i bambini": va
bene per giustificare qualsiasi malefatta), lo Stato ha tarpato le ali alle
aziende della lampadina.
Il governatore Davis oggi se la prende con i "bancarottieri
dell'elettricità", con gli avvoltoi pronti a speculare sulle spalle di
tutti. Lo prenderemo per un accenno di autocritica.
Perché è stato il parlamentino della California, nuovo beneamino del
"Manifesto", a costringere a chiudere bottega le due maggiori imprese che la
rifornivano di elettricità. I politici ce l'hanno messa tutta per creare
delle condizioni in cui la concorrenza fosse non proprio impossibile.
Suicida.
Bene, bravi, bis: colpito e affondato.
E oggi scoppiano in lacrime per una serie di black-out, inevitabili quando
si impedisce al mercato di fare il mercato, e si pretende invece che
privatizzata un'azienda, essa continui ad operare (leggi: a sperperare) come
faceva quando i contribuenti pagavano il conto. Una "deregulation" del
genere è tutto fuorché "deregolata": è solo il vecchio statalismo che
s'imbelletta, due dita di ombretto, una punta di rossetto e via.
Accusare il mercato non serve a niente, verrebbe assolto con formula piena.
Non ha commesso il fatto. Piuttosto, chi è causa del suo mal pianga se
stesso.

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