UN PECORARO VUOLE SAPERNE PIU' DEI NOBEL

 

Dove può arrivare l'arroganza di un ministro? Nei giorni scorsi, abbiamo visto Katia Belillo giocare alla lotta nel fango con un'onorevole dal cognome poco gradito, ma si tratta di una semplice marachella in confronto allo schiaffo che Alfonso Pecoraro Scanio ha appioppato a tutta la comunità scientifica. Nei giorni di fuoco di mucca pazza un ricercatore coraggioso, Roberto DeFez ha ricordato dalle colonne del "Corriere della sera" che le farine animali incriminate vengono regolarmente utilizzate come fertilizzante nell'agricoltura "biologica" che tanto piace ai Verdi.

Poteva aprirsi un mezzo scandalo, ma Pecoraro l'ha messo subito a tacere, promettendo fuoco e fiamme (leggi: denunce e querele) con la complicità dell'Avvocatura di Stato, mobilitatasi per difendere l'orgoglio ferito del Ministro. In questo Paese, insomma, i dibattiti scientifici, persino una candida precisazione diventano una faccenda politica, di più: una questione personale.

E se D'Alema per querelare Forattini ebbe almeno il pudore di assoldare un avvocato "privato", Pecoraro per difendere le proprie posizioni non si fa scrupolo di attingere a piene mani dalle casse dello Stato. Peccato che anche gli scienziati si stufino, tant'è che di qui a pochi giorni (il 13 febbraio, per la precisione) si daranno appuntamento a Roma per dire il loro "no" alle bizze del ministro. Stiamo parlando di nomi di assoluto prestigio, il Nobel Dulbecco, Edoardo Boncinelli, Silvio Garattini, Tullio Regge, il direttore de "Le Scienze" Enrico Bellone, l'odiato Roberto DeFez. Promotori di un "Appello per la ricerca" che ha messo sul banco degli imputati Pecoraro Scanio e le sue bizzarre teorie.

Diciamo la verità: solo alla sinistra può venire in mente di regalare a un "verde" il Ministero delle Politiche Agricole. E' come piazzare una femminista alle pari opportunità (e guarda caso hanno fatto pure questo): cioè assegnare una posizione di potere a chi ha una visione ideologica e parziale delle problematiche su cui andrà a deliberare.

E il trisessuale trinariciuto messo da Amato a sovrintendere alla nostra agricoltura, ha impostato in termini ideologici, e non scientifici, il proprio mandato: pensate che Pecoraro ha imposto (avete letto bene: imposto) ai ricercatori del suo Ministero, come a quelli del CNR e dell'Enea, di eliminare dalle loro attività qualsiasi ricerca relativa agli OGM, gli
organismi geneticamente modificati. Si potrebbe entrare nel merito, e affermare che è un gesto suicida: soprattutto nelle sperimentazioni agricole, la ricerca sugli OGM è finalizzata a creare un "valore aggiunto" per la nostra tavola. Ma anche solo in linea di principio, il comportamento del Ministro è aberrante: i peggiori pasticci della nostra storia si sono registrati quando la politica ha preteso di controllare la ricerca. Nazismo e comunismo hanno significato questo: scienza di Stato, scienza "ideologica", pronta a sostenere l'inferiorità fisica e mentale degli ebrei quanto a elaborare complicatissimi modelli matematici a sostegno dell'economia di piano. Persino l'aritmetica venne costretta a mentire,
mentre, lo sappiamo, se c'è un dovere che tutti gli intellettuali dovrebbero osservare è dire quella che ritengono sia la verità. Senza curarsi delle conseguenze "politiche".

In questo Paese lo Stato non solo tappa la bocca ai ricercatori coraggiosi, ma mette i bastoni fra le ruote al privato ogni volta che può, specie quando propone innovazioni "scientifiche" che non vanno giù ai detentori del Potere, conservatori per vocazione. E' così da anni (e i nostri cervelli migliori, guardacaso, scappano Oltreoceano), ma Pecoraro Scanio ci ha
aggiunto del suo.

Per esempio ha dato via a una forma di isterismo sulle etichette, inaugurando la moda dell'etichettamento a oltranza. Qualsiasi problema ci sia, la sua risposta sta sempre nel marchio doc. Conoscere l'albero genealogico delle bistecche doveva salvarci dalla mucca pazza, oggi preghiamo Mamma Europa di darci la carta d'identità dei cibi "geneticamente modificati". Senza avere alcuna certezza che essi siano "pericolosi": pesticidi e anticrittogamici lo sono, ma il Ministro non intende schedarli. Siamo impazziti per la BSE, insomma, ma di un possibile avvelenamento da insalata ce ne freghiamo.

Chi dice qualcosa peste lo colga: questo è il messaggio di Pecoraro. Dulbecco e soci si sono scocciati, e il 13 febbraio si costituiranno in "Osservatorio Permanente". L'obiettivo è diventare una specie di "difensore civico" della comunità scientifica, che si sente in pericolo con un Torquemada del genere al governo. Il solo fatto che dei ricercatori sentano il bisogno di "difendersi" in questo modo da un ministro, fa accapponare la pelle.

Una società libera e matura, un "paese normale", dovrebbe vezzeggiare i propri uomini di scienza, trattarli come un fiore all'occhiello, speranze del progresso e della civiltà. Fra un po' gli scienziati italiani dovranno bussare alla porta del Giudice Santi Licheri e chiedere udienza a "Forum". Mentre Pecoraro Scanio continua, indisturbato, a giocare a tresette col nostro futuro.

Alberto Mingardi

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