Il porno chic di Gola profonda

Profondo porno, di Fabio Giovannini si propone un compito non facile: restituire dignità a Gerard Damiano, regista di Gola profonda, il Fellini della pornografia.
di Alberto Mingardi

MILANO - Il politicamente corretto, che poi è pensiero precotto, una filosofia del banale, vive sul filo dei distinguo. Il nostro ormai è un mondo di linee immaginarie, di confini impalpabili. Per esempio quello fra erotismo e pornografia.

La differenza sembrerebbe ovvia, ma mica poi così tanto. Per certo, sappiamo solo che l'erotismo ha dignità letteraria (e cinematografica), la pornografia no. Il gioco del vedo-non-vedo fa la differenza. Così, le mamme si assiepano ai cancelli di Mediaset per immolare la loro bimba sull'altare di Striscia la notizia, una figlia scosciata e velina è l'orgoglio di papà.
Ma se la ragazza fa un altro passetto, quello  decisivo, e dal calendario nature di questo o quel patinatissimo news magazine finisce sulle pagine, altrettanto nature, di una rivista pornografica - è anatema.

E' un gioco di ipocrisie, o forse l'ultima roccaforte del senso del pudore. Per giustificare certe esplosioni ormonali catodiche, abbiamo vestito di rispettabilità accademica mossette sexy, sguardi ammiccanti, tette che parlano, orgasmi intravisti. Il prezzo da pagare è la condanna, più che morale: televisiva, di tutto un mondo, che vive beato nel suo essere sommerso e salvato assieme.
Il sudatissimo mondo del porno. Che recita le parti del capro espiatorio perfetto: si pensi agli strali delle femministe, in primis la romanziera Andrea Dworkin e la giurista Catherine MacKinnon, le quali identificano nella stessa "struttura" di un film osé (e, alcune, nella penetrazione per se) il marchio dell'oppressione maschilista.

Poche le voci dissonanti, su tutte Nadine Strossen, leader dell'American Civil Liberty Union , in un libro uscito per Castelvecchi, e la più interessante Wendy McElroy, in una più recente fatidica che vedrà la luce per Leonardo Facco Editore (con prefazione della femminista italiana Roberta Tatafiore).
Sia Strossen che McElroy sono costrette ad occuparsi di quello che è il caso per antonomasia portato dalle femministe a sostegno dei loro argomenti: quello di Linda Lovelace, alias Linda Marchiano, alias "Gola profonda". Un caso che non sussiste, a dire il vero: nel 1980, la Marchiano confessò di essere stata costretta a girare il film dal marito, Chuck Traynor, a suon di percosse.

La troupe non la sfiorò con un dito, quindi casca il teorema - ma da allora, su Gola profonda (film del 1972), si sono addensate ombre mai dissipate. Fino ad oggi: Stampalternativa, nella sua collana opportunamente intitolata "Peccati", ci regala un libro destinato a diventare un piccolo cult. E' Profondo porno , di Fabio Giovannini, esperto di immaginario. Che si propone un compito non facile, restituire dignità a Gerard Damiano, regista di Gola profonda , definito - con un po' di enfasi - il Fellini del porno.
Del resto, in passato Pietro Adamo (ne "La pornografia e i suoi nemici", Il Saggiatore) aveva evidenziato la centralità di "Gola profonda", il film che ha fatto esplodere le potenzialità, anche economiche, di questo genere da sottobosco.
E' senz'altro vero, scrive Giovannini, che si è trattato di un film epocale: "gola profonda" è entrato, quasi istantaneamente, nel gergo giornalistico (il secondo mestiere più vecchio del mondo, non a caso). E, come film, ha continuato a dare scandalo per anni: per la prima volta, sul grande schermo, finiva una storia che, sin dal titolo, era l'apologia e l'apoteosi di un determinato genere d'amore.
La rivista FilmMaker ha messo "Deep Throat" fra i 50 film più importanti di sempre. Forse è un tantino esagerato, ma senz'altro un impatto, maiuscolo, sul costume ce l'ha avuto.
La stessa Lovelace, insinua Giovannini, ne fu vittima - distrutta dalla sua popolarità, più che da un marito manesco. Cito: "Gola profonda segna la nascita della prima vera stella femminile dell'hard core, Linda Lovelace. Come Damiano grazie al suo successo faceva uscire dall'anonimato i registi di porno, Linda Lovelace emncipava dalla stessa condizione le attrici del genere". Inoltre: "I titoli di testa ci informavano che Linda interpretava la parte di se stessa (Herself). E' il segno che se esce dall'anonimato, l'attrice porno deve però concedere al suo pubblico l'identificazione fra cinema e vita".
Tuttavia, la "recitazione" della Lovelace favoriva questo equivoco. Damiano, spiega Giovannini, l'aveva scelta proprio per quel suo aspetto, dolce e innocente, dopo averla vista in azione. Sembrava si divertisse quanto il suo persoonaggio, mentre scopriva finalmente le gioie dell'orgasmo "quando un pene le titilla la papilla".
La leggenda costruita a posteriori dalle femministe vorrebbe che "grazie all'ipnotismo praticato dal marito Chuck Traynor, Linda poteva rilassare talmente i muscoli della gola da poter ingoiare interamente un pene eretto". Le illazioni lasciano il tempo che trovano. Certo è che Linda, man mano che il successo del film montava, fu la prima a consolidare il suo personaggio. Rilasciando dichiarazioni varie, che filosofeggiavano sulla sessualità, proponevano il superamento dei sensi di colpa e contrapponevano a certo moralismo perbenista un erotismo gioioso.
La sua parabola, insomma, da casta a diva e ritorno, non è poi così diversa da quella di altre starlette, inghiottite dal successo. La violenza c'entra poco.
Anche Gerard Damiano, il regista di "Deep Throat", non bissò più quel successo - e il rigore "artistico" del suo cinema, avverte Giovannini, declinò di lì a qualche anno. Ma basta poco per diventare un mito.
Rutger Hauer ce l'ha fatta con una battuta improvvisata in "Blade Runner", a Orson Welles è stato sufficiente uno scherzo di cattivo gusto, a Isabelle Allende è bastato il cognome. Caro Damiano, benvenuto nel club.


Fabio Giovannini
Profondo Porno - il cinema scomodo di Gerard Damiano
Stampalternativa
Roma, pp.128, lire 12.000

tratto da Il Nuovo.it

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