La questione femminile e l’accanimento terapeutico
di Roberta Tatafiore


Puntuale come una cambiale, arriva la lamentela pro-donne in vista delle elezioni politiche. “Colpa anche delle donne se non fanno politica” denuncia Renato Mannheimer dall’osservatorio del Corriere della sera. Quell’ “anche” vuol dire che la colpa non è tutte delle signore, ma paritaria. Gli uomini ci mettono del loro ad escluderle. Scusate se la butto sul personale, ma la lamentela mi risulta insopportabile soprattutto perché una ha messo tanto nella vita per non essere rubricata nella “questione femminile” e poi se la ritrova sempre lì. Di chi è la colpa della recidiva? Qui da noi: di tutto, ma veramente di tutto ha fatto la sinistra (socialista e comunista, per onore di verità) per inglobare il femminismo e - donne di sinistra consenzienti - per accanirsi terapeuticamente a favore della presenza femminile. Quote nei partiti nei sindacati e poi quote nelle liste elettorali (riequilibro della rappresentanza, nome fantastico) e poi il bonus ai partiti che candidano più donne e poi tutto un dire che le donne servono alla politica, altrimenti la politica è brutta e cattiva. 

E poi la passione per l’estero nordico: lì si che le donne sono meglio rappresentate che da noi, e sfilze di fotografie con le signore ben in vista nelle compagini governative. Ululato di gioia alla prima donna-preminente di non mi ricordo quale paese, mi pare fosse l’Irlanda che aveva cambiato l’orario delle sedute per allattare il bambino. E poi viva Blair che di donne nel nuovo labur ne ha messe più di tutti. Raccapriccio personale, però, di fronte al miracolo scandinavo: parità in parlamento, preminenza nei partiti socialdemocratici e giù, in Norvegia, una bella legge contro la pornografia e in Svezia un’altra che punisce il cliente delle prostitute. Il fatto è che donne in politica ce ne sono quanto c’è da parte loro il desiderio che ci siano. E fanno quello verso cui sono più versate, nel bene e nel male. Punto. Ma tutte, poverette, devono tenere questa scimmia sulle spalle del fare qualcosa per essere di più. Sarà mica questo obbligo quello che fa scappare le “altre”? Ministeri per la donna, no per le pari opportunità, no per la promozione della dignità femminile. Trattate peggio dei Panda (lo so, è un’abusata espressione). Dopo di che dagli Usa c’è l’astro persistente di Hillary Clinton. Ma vogliamo paragonare il suo splendore a quello delle due grandi del Novecento? Evita Peron e Margaret Thatcher. Non c’entravano niente, né con la sinistra né con il femminismo.

Roberta Tatafiore 

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