South Park. Laverkin (Utah), bando all’Onu
di Carlo Stagnaro

Avete mai sentito - a scuola, sui giornali, in televisione… - dir male dell’Onu? Forse sul Manifesto, che accusa l’Organizzazione delle Nazioni Unite di essere al servizio di inconfessabili interessi economici. Ma, in generale, no: l’istituzione diretta da Kofi Annan è buona, democratica, antirazzista, intelligente e disinteressata. I disastri che combina? Beh, quelli sono “danni collaterali”, come hanno detto (in riferimento alle proprie vittime innocenti) Bill Clinton e Timothy McVeigh. Altrove, però, il dibattito è più ampio e meno ingenuo, e vi è addirittura chi ci va giù pesante pesante. Il consiglio comunale della città di Laverkin, Utah, si è riunito lo scorso 4 luglio (anniversario della Dichiarazione di indipendenza) ed ha approvato una mozione tutta particolare: dichiarando la cittadina “United Nations-free Zone”.

Adesso è illegale far sventolare la bandiera dell’Onu sulla proprietà pubblica (non così su quella privata: siamo in America, mica in Italia). La città non avrà più scambi commerciali con le Nazioni unite, né con ditte che a loro volte collaborino con esse. Al più presto, inoltre, verrà posto al confine della città il seguente cartello: “Benvenuti a Laverkin - una zona libera dalle Nazioni Unite come da ordinanza del comune, anno 2001”. Il sindaco Dan Howard si è detto particolarmente soddisfatto della grande partecipazione popolare: se usualmente solo poche persone seguono i consigli comunali, il 4 luglio ve ne erano oltre 150 stipate ad ascoltare (e applaudire) la votazione. Quasi a voler rimarcare una sorta di sano campanilismo, Jay Lee, sindaco della vicina Virgin (sempre nello Utah) ha espresso il suo sostegno alla mozione, e ha aggiunto di essere “disappointed” per non essere arrivato primo. Ha comunque garantito che proporrà una mozione analoga in casa propria.

Le implicazioni più interessanti della mozione sono quelle che, di fatto, impediscono alle Nazioni unite di esercitare qualunque forma di giurisdizione sulla città: entro i suoi confini, non saranno applicabili le condanne impartite da qualunque corte internazionale; non sarà concesso alle truppe dell’Onu di acquartierarsi; nessun cittadino potrà essere costretto a prestare servizio per l’Onu contro la propria volontà. Le ragioni di tale, forte presa di posizione sono semplici. “L’America ha molti problemi - ha spiegato un cittadino di Virgin - e nessuno dice che è perfetta, ma preferirei che essi fossero risolti dagli americani, piuttosto che da qualche burocrate straniero che non ha la minima idea di cosa permette all’America di funzionare”.

Daniel New, autentico ispiratore dell’azione, sostiene la sua legittimità alla luce della dottrina dell’intervento di un magistrato di grado inferiore. Quando un’autorità di governo di livello più alto infrange la legge, o si rifiuta di applicarla, è diritto e dovere dei funzionari minori intervenire e agire come un sistema di pesi e contrappesi sul sistema. “Tale è la ragione - afferma New - per cui è stata approvata la Magna Charta nel 1215, e la Dichiarazione di indipendenza nel 1776. Tale è la ragione per cui lo sceriffo Richard Mack citò in giudizio il governo americano per il Brady Bill (una legge sulle armi estremamente limitativa del secondo emendamento, approvata dall’amministrazione Clinton) e, correndo un grande rischio personale, giunse fino alla Corte suprema, la quale dichiarò incostituzionale tale norma”. Questa è inoltre la ragione per cui Michael New, figlio di Daniel e militare americano, rifiutò di prendere parte alla missione dell’Onu in Macedonia. Come andrà a finire, non è dato saperlo. Quello che è importante sottolineare, tuttavia, è la capacità, e la volontà, di mettere in discussione tutte quelle nozioni che, non di rado, vengono accettate come dogmi. In America vi è chi è in grado e ha il coraggio di compiere tale salto culturale. Purtroppo, sarebbe assai azzardato fare la medesima affermazione a proposito della vecchia Europa.

Tratto da Ideazione.com

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